di Laura Frigerio
Avete voglia di andare a teatro e vedere qualcosa diverso dal solito e con un particolare spessore? Vi consigliamo "La Merda" firmato da Cristian Ceresoli e con
protagonista Silvia Gallerano, in scena al Teatro Leonardo di Milano dall'1 al 3 febbraio.
Dopo aver vinto l’oscar del teatro europeo e registrato un enorme successo in tutto il mondo, l’opera, che ha varcato i confini del teatro e che il pubblico segue quasi fosse un concerto rock,
prosegue il suo interminabile tour anche nel 2018 andando in scena a Bruxelles, Milano, Gorizia, Roma e Firenze mentre nel 2019 sarà a New York.
Giunta al suo sesto anno di tour, La Merda ha trionfato al Fringe Festival di Edimburgo nel 2012 dove ha sconvolto e conquistato il pubblico e la critica vincendo, tra gli altri, il Fringe
First Award for Writing Excellence per la scrittura assegnato a Cristian Ceresoli (primo autore italiano a ricevere questo premio), il The Stage Award for Acting Excellence per
l’interpretazione a Silvia Gallerano (prima attrice italiana a ottenere questo riconoscimento) e l’Arches Brick Award for Emerging Art.
L’opera ha registrato il tutto esaurito al Festival di Edimburgo sia nel 2012 sia nell’edizione successiva del festival nel 2013, proseguendo poi le repliche con straordinario successo ad
Adelaide, Copenaghen, Roma, Madrid, São Paulo, Milano, Glasgow, Berlino, Vilnius, Vancouver e nel celeberrimo West End di Londra: sei anni consecutivi di tutto esaurito ovunque, nonostante una
sottile e persistente censura, in particolare in Italia. Il testo è stato tradotto in inglese, in greco, danese, ceco, spagnolo, gallego, portoghese brasiliano, norvegese, svedese e francese,
mentre è in corso di traduzione in numerose altre lingue. È stato pubblicato in edizione bilingue Italiano–Inglese dalla Oberon Books di Londra nel 2012 e nel 2017 in Italia da Gallucci HD.
"La Merda" si manifesta come un poetico flusso di coscienza nel quale si scatena la bulimica e rivoltante confidenza pubblica di una “giovane” donna “brutta” che tenta con
ostinazione, resistenza e coraggio, di aprirsi un varco nella società delle Cosce e delle Libertà. L’interprete, nuda, sotto una luce stretta e fredda, sta su un piedistallo, tiene il microfono
tra le mani, mugugna l’inno nazionale e poi dà sfogo al proprio flusso interiore. Insegue il suo obiettivo con seriosa ferocia da belva e lucida determinazione assassina. Spesso emergono dalla
partitura letteraria delle maschere vocali o personaggi che prendono possesso della sua voce. Il testo ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango,
ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all’affacciarsi della società dei consumi.