di Laura Frigerio
La stilista Alessandra Facchinetti (ex creative director di Tod's) debutta nel mondo dell'opera, come costumista. È stata lei, infatti, ad
aver disegnato i costumi per il "Don Carlo" di Giuseppe Verdi che andrà scena il 27 ottobre al Teatro dell’Opera di San Gallen
(Svizzera).
Lavoro più volte rimaneggiato dallo stesso Verdi, sarà presentato in una versione che ne combina due, storiche: quella di Parigi e quella di Modena.
La direzione d’orchestra è del lituano Modestas Pitrenas, le scenografie di Fabio Cherstich, la regia di Nicola Berloffa. Ed è stato proprio Berloffa a coinvolgere la stilista.
Già assistente di Luca Ronconi, Berloffa lavora ormai in tutto il mondo e ha voluto Alessandra Facchinetti perché raccontasse le atmosfere di lusso e decadenza descritte nel Don Carlo anche
attraverso gli abiti indossati dagli interpreti, un cast internazionale di cui fanno parte, tra gli altri, Alexandrina Pendatchanska, Nikolay Borchev, Tareq Nazmi, Alessandra Volpe.
Lavorando sulla psicologia dei personaggi verdiani, Facchinetti ha disegnato i circa 90 costumi per i ruoli principali, realizzati nell’atelier del Teatro di San Gallen. Si tratta di divise,
marsine e mantelle elaborate per gli uomini, abiti sontuosi per le donne. Abiti austeri come è austero il dramma che racconta Verdi. Nella scelta dei colori, è particolarmente sottolineata questa
lettura di Don Carlo: sono tonalità cupe e preziose, che vanno dal prugna al verde petrolio. Tra le scelte, rigorose ma anticonvenzionali: il marrone e il nero indossati da re e regina nella
scena dell’incoronazione.
“Ringrazio molto Nicola Berloffa per avermi dato questa opportunità e avermi guidato.” - ha detto Alessandra Facchinetti - “Ammiro la sua visione contemporanea ma al tempo
stesso rispettosa dell’opera. Abbiamo avuto un bellissimo scambio professionale”.
Appassionata di musica, cinema e teatro, da sempre, Alessandra Facchinetti ha pensato che prima o poi, avrebbe voluto cimentarsi nel disegnare costumi. “Ora che è successo, a maggior ragione,
cercherò di farlo ancora. Lo considero un percorso parallelo al mio lavoro nella moda: ciascuna di queste esperienze nutre e arricchisce l’altra”.