di Laura Frigerio
Quanti messaggi vocali ricevete o mandate al giorno? Probabilmente molti, dato che ormai sono molto gettonati e non solo tra i più giovani. E non mancheranno anche durante questo
Ponte di Pasqua, per fare gli auguri ma anche per cercare informazioni su qualche posto in cui andare.
Così Wiko, brand di telefonia portavoce del “lusso democratico”, ha stilato una
lista con cinque pratiche raccomandazioni per essere ascoltati davvero e non rischiare di ‘innervosire’ il vostro interlocutore:
1. Less is more – Se volete che il vostro messaggio venga ascoltato fino alla fine, non superate i 20 secondi. La soglia d’attenzione di una persona che vi ascolta comincia
a calare dopo i primi 3 secondi, figuriamoci dopo 20. Siate sempre concisi, chiari e diretti.
2. Valutate le reazioni – Se continuate a mandare vocali, e la risposta vi arriva sottoforma di messaggio testuale, forse state sbagliando codici di comunicazione. Meglio
“risettare” lo scambio e adeguarsi all’interlocutore. Potreste rimanere sorpresi e scoprire che l’unico modo per comunicare con successo con vostra madre siano proprio i vocali, mentre il partner
non li può proprio tollerare.
3. Il contesto è tutto – Dove verrà ascoltato il vocale? Se sapete che chi riceverà il vocale è a lezione, in ufficio o, peggio impegnato in una importante riunione, meglio
evitare. Se invece sapete che il destinatario non ha impegni in agenda, un vocale potrebbe essere la comunicazione ideale, più estemporanea e che esclude la necessità di fissare lo schermo dello
smartphone.
4. Non fatevi prendere la mano – Nelle chat di gruppo i vocali generano il massimo grado di fastidio. Le famose chat di classe, ma anche le più informali chat con gli amici
del calcetto, rischiano di divenire un inferno tra continui botta e risposta. I più tenaci forse resistono fino al terzo vocale! Non abusate.
5. Misurate l’importanza – se volete essere proprio sicuri che il destinatario riceva l’informazione che volete comunicare non rischiate che non possa ascoltarla.