di Laura Frigerio
Negli anni’90 la cura dei dettagli, garantiti da artigianalità e sartorialità, è stata messa da parte per dare il via a una produzione seriale a costi inferiori.
Questo ha portato a un abbassamento della qualità dei prodotti, anche se griffati.
E qui la domanda nasce spontanea: è possibile tornare a bei vecchi tempi ed avere dei capi fatti a mano e unici, che ci rappresenti in tutto per tutto?
Lo abbiamo chiesto a Fiorella Ciaboco che ha fatto della sartorialità il suo punto di forza. “Oggi, fortunatamente si sta riscoprendo il gusto del bello, del fatto a mano,
dell’andare dal sarto a farsi cucire un abito esclusivo” - dice Fiorella - “Anche il contatto umano e l’esperienza che ne deriva dall’incontro col proprio sarto, per fare le prove
preliminari per la realizzazione dell’abito (prendere le misure, scegliere le stoffe, i bottoni, e tutto il resto). Queste sono cose che rendono il capo perfetto ed unico nel suo
genere”.
E continua: “Il mio intento, è quello di far capire alle aziende produttrici, ai ragazzi che si affacciano sul mondo del lavoro, alle scuole di formazione di abbigliamento, che bisogna
puntare sulla qualità e sulla sartorialità. Bisogna puntare sulla formazione, sia nelle scuole sia in fabbrica, formando nuove personalità che occuperanno il ruolo di tagliatore, modellista,
prototipista, ricamatrice, o ricamatore, plissettatore. Le cose più importanti e fondamentali sono la trasmissione del mestiere alle nuove generazioni. Purtroppo gli artigiani di un tempo stanno
scomparendo e con loro, i segreti della realizzazione di un buon prodotto manifatturiero”.
“In Francia ad esempio, grazie all’intervento di Valéry Giscard d’Estaing (presidente della Repubblica francese dal 1974 al 1981) che fu promotore di una riforma grazie alla quale ancora oggi
i mestieri d’arte (tra cui anche gli artigiani del tessile) hanno uno slancio vitale, l’artigiano è d’importanza vitale e contribuisce per una buona parte al Pil interno del paese” – pone
l’accento Fiorella Ciaboco - “La stessa cosa si dovrebbe fare in Italia, dove la crisi della trasmissione dei saperi è ancora molto forte e dove l’artigiano sta via via scomparendo,
ahimè”.
Fiorella Ciaboco, una donna forte e sicura di se, che mette amore e passione in ogni sua realizzazione sartoriale ma soprattutto, che spiega a ragazzi e ragazze giovani, la differenza che c’è tra
un abito realizzato industrialmente e uno fatto artigianalmente. Ogni giorno Fiorella conduce con passione e amore il suo showroom e laboratorio sartoriale di
Milano, situato in una delle più belle zone di Milano, Corso Como (Via De Cristoforis,5) e la sartoria di Jesi, nelle Marche, dove l’artigianalità è ancora ben presente e preferita dalle persone
che amano vestire bene ed avere un capo unico e di buona manifattura.
Oltre alla produzione di abiti femminili e maschili, capi spalla e diversi outfit di ottima manifattura, Fiorella tiene corsi collettivi o individuali nei suoi laboratori, sia a Milano che a
Jesi. I suo obiettivi sono: oltre quelli di produrre dei bei capi, quello di mantenere viva l’artigianalità e il Made in Italy divulgandoli nel mondo.
Crediti foto: ufficio stampa