di Laura Frigerio
Affascinante, dirompente, in grado di travolgere mente e sensi. È “Oxymore”, il nuovo album di Jean-Michel Jarre (per l'esattezza il 22esimo in studio) uscito lo
scorso 21 ottobre (per Sony Music).
Il pioniere della musica elettronica non delude le attese e, mentre cattura fin dal primo ascolto quel pubblico che conosce bene il suo importante repertorio passato, lo catapulta verso il
futuro.
L'album è stato infatti concepito come un'opera immersiva in uno dei luoghi simbolo della “Musique Concrete”, ovvero gli studi di innovazione di Radio France (dove Jarre ha iniziato la sua
attività di sperimentazione) in una versione binaurale multicanale e 3D. Il suono binaurale multicanale rivoluzionerà il modo in cui la musica viene composta, mixata e prodotta, collocando i
suoni nello spazio a 360 gradi, e potrà essere facilmente sperimentato da chiunque tramite un paio di cuffie.
“Oxymore” rappresenta la prima pubblicazione commerciale in cui il futuro dell'audio e del suono musicale sono realizzati in un modo mai visto prima.
Però questo album vuole essere anche un omaggio alla storia della musica elettronica e classica, in particolare al compositore Pierre Henry ovvero uno dei mentori di Jarre al
Groupe de Recherche Musical (dove ha studiato), con cui tra l'altro lui doveva collaborare per “Electronica” (l'album che è stato nominato ai Grammy). Dopo la sua morte, avvenuta nel 2017, la
vedova di Henry ha fornito a Jarre alcune bozze del materiale destinate a questa collaborazione.
“Oxymore” è un viaggio musicale in cui le atmosfere di Pierre Henry interagiscono con il mondo di Jarre, tra suoni analogici e digitali. Il progetto si ispira al movimento francese “Musique
Concrete”, un genere di composizione musicale che utilizza i suoni registrati come materia prima grezza. Il movimento è stato sviluppato per la prima volta negli anni ‘40 e ha rivoluzionato il
modo di produrre musica. Con “Oxymore”, Jarre riprende questo concetto e lo reinventa con gli strumenti di oggi.
«Ho pensato a questo lavoro durante la pandemia, quando sono stato costretto a interrompere il mio tour mondiale. Mi sono messo a sperimentare e, lavorando al capodanno virtuale a Notre Dame,
ho scoperto il Dolby Atmos» - racconta Jean-Michel Jarre durante la conferenza stampa a Milano - «Dopo il Covid si sentiva un senso di tragicità e questo mood si trova
inevitabilmente nelle tracce, dove si sentono suoni e rumori che rappresentano il big bang di una nuova era, che segna il ritorno al fatto di avere una materia grezza da lavorare. Poi siamo stati
abituati a un rapporto frontale con la musica, come con l’arte, ma bisogna considerare che c’è anche tutto il resto dello spazio che permette di aprire nuove possibilità».
E a proposito di nuove possibilità, il musicista è convinto che: «I concerti virtuali sono destinati a diventare nuove forme di espressione di musica dal vivo». Voi cosa ne
pensate?
“Oxymore” è disponibile in formato CD, doppio vinile e digitale in stereo e in Audio Spaziale con Dolby Atmos su Apple Music (la versione fisica è accompagnata da un codice per accedere al master
binaurale di altissima qualità, come ideato da Jean-Michel Jarre durante la produzione dell'album).
Il nostro consiglio naturalmente è di immergervi in questo straordinario viaggio musicale.
crediti foto: ufficio stampa