di Redazione
È finito al tappeto senza però mai cedere alla tentazione di appendere al chiodo i suoi amati guantoni da boxe, facendone anzi uno strumento di redenzione. La parabola di Omar
Hassan, di madre italiana e padre egiziano, oggi artista di fama internazionale (alcuni suoi lavori sono nelle case di Spike Lee e Sharon Stone), impreziosisce la terza
edizione di (un)fair, la fiera-non fiera di arte contemporanea, in programma dall’1 al 3
marzo al Superstudio Maxi di Milano.
A soli 19 anni, a causa del diabete, Omar ha dovuto dire addio a una promettente carriera da pugile, ma ha saputo reinventarsi in campo artistico, la sua seconda grande passione. «Sono molto
legato alla mia famiglia, ai miei genitori, che ringrazierò sempre perché sono due persone estremamente intelligenti. Mi hanno lasciato libero di fare le mie scelte» rilette oggi le parole di
Omar Hassan, pronunciate anni fa quando ha dovuto necessariamente cambiare senso di marcia, sono sorprendentemente un copia e incolla di quelle rilasciate da Jannik Sinner durante la premiazione
degli Australian Open.
Alcuni dei suoi 121 quadri (121 sono anche i round che Omar Hassan ha disputato in carriera prima dello stop forzato), che compongono la serie di opere “Breaking Through Black”, sono esposti
presso la Galleria Ferrero, una delle 60 presenti quest’anno ad (un)fair. Tra i Paesi rappresentati in fiera figurano Giappone, Messico, Iran, Turchia, Ungheria e Spagna.
La serie “Breaking Through” è espressione della action painting: Omar Hassan colpisce materialmente le tele (tutte su fondo bianco o nero della grandezza 1,6 per 2 metri) con i guantoni da boxe
impregnati di vernice. Omar fa a pugni fisicamente con la tela, catturando l’energia del gesto creativo. Il suo tratto balza fuori dalla tela come un pugno di colore. «Non colpisco per
distruggere, ma per creare» è la sintesi del credo di Omar.
La potenza e l’impeto della boxe, la cosiddetta nobile arte, si uniscono con la delicatezza e la leggerezza del gesto sportivo, trasferendo sulla tela squarci improvvisi di luce ed energia.
Un’immagine che evoca la celebre frase di Muhammad Ali «Pungi come un’ape, vola come una farfalla».
La boxe è per Omar Hassan metafora della vita stessa. «Siamo tutti pugili. Ognuno ha le sue croci. Al mondo ognuno è da solo. Quando cadi devi imparare a rialzarti. Puoi trovare conforto con
mamma, papà, moglie, figli, ma solo per un minuto. Lo stesso minuto di pausa che hai a disposizione tra un round e l'altro, quando vai all’angolo dal tuo team. Poi però sul ring sei da solo.
Questa è la vita».
La chiave che anima l’arte di Omar Hassan sta tutta nel desiderio di rivalsa, dettata da un senso di mancanza da colmare. Ed è proprio il desiderio, inteso come aspirazione e sentimento di
ricerca appassionata, il tema dominante della IIIª edizione di (un)fair, ideata da Manuela Porcu e Laura Gabellotto, co-prodotta da Superstudio Events e realizzata con il supporto di un Comitato
scientifico composto da esperti del mondo dell’arte e della comunicazione.
Nel DNA della fiera-non fiera di arte contemporanea c’è il desiderio di trasmettere al proprio pubblico emozioni forti, stimolando la curiosità, l’intelletto e la riflessione di ognuno attraverso
sezioni e progetti sperimentali e innovativi, oltre a una serie di talk, laboratori per grandi e piccini ed eventi collaterali.
crediti foto: Olga Milijko