di Redazione
La cultura alimentare degli italiani sta cambiando profondamente. Il 30,4% afferma infatti di essere favorevole all’acquisto di carne vegetale nel futuro (valore che sale al
40,7% nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni, mentre è del 17,7% negli over 65) e di carne sintetica (22,5%, con un massimo del 38,7% nella fascia 26-35 anni e un minimo del 9,9% in quella tra
i 56-65 anni). Questi numeri emergono dalla nuova ricerca realizzata per Pulsee Luce & Gas, brand
digitale di Axpo Italia, dalla società NielsenIQ, che ha interessato un campione rappresentativo della popolazione italiana per conoscere le abitudini in fatto di sostenibilità
alimentare.
Tra i fattori considerati rilevanti a favore delle nuove scelte culinarie spiccano il “maggiore rispetto della vita animale” (39,2%), la “riduzione dell’impatto ambientale rispetto
all’allevamento convenzionale” (39%) e la “possibilità di ridurre il consumo di carne tradizionale, ma senza rinunciare al gusto” (29,8). Viceversa, tra gli elementi più critici sono indicati la
“perplessità riguardo alla sicurezza di questi prodotti sulla salute umana nel lungo periodo” (51,5%), i “prezzi alti” (40,2%) e le “questioni etiche legate alla manipolazione genetica per
ottenere carne sintetica” (39,4%).
Un ruolo particolare è assegnato ai prodotti alimentari ricavati dagli insetti. Per il 15,1% degli intervistati il loro potenziale apporto proteico li rende un alimento del futuro a tutti gli
effetti, capace di generare diversi vantaggi. Dalla “riduzione dell’impatto ambientale rispetto all’allevamento convenzionale” (28,8% del campione) alla “semplicità nel processo di allevamento”
(26,2%) fino ai “costi più bassi rispetto alla carne tradizionale” (25,4%). La limitata apertura verso questa fonte di cibo è dettata invece principalmente da “forti resistenze personali e
rifiuti al consumo” (51,3% degli intervistati), seguita dalla “perplessità riguardo alla sicurezza e igiene” (45,1%) e dal “gusto e consistenza poco appetibili” (41,2%).
L’indagine ha permesso inoltre di comprendere la definizione di prodotto alimentare “sostenibile” da parte degli italiani. Stando ai dati, gli italiani lo considerano tale soprattutto se è dotato
di “imballaggio plastic free o riutilizzabile” (55,3% del campione), “se è di “origine locale/km0” (53,7%) oppure se è “di stagione” (48,5%).
Interessante è anche il grado di consapevolezza delle linee guida per una sana alimentazione (come la piramide alimentare e la dieta mediterranea). Il 59,4% dichiara di averne una buona
conoscenza (74,1% nel caso della fascia 18-25 anni e 40,5% per gli over 66) con la scuola che è indicata come fonte di informazione più importante (36,8%), davanti ai programmi TV (26,1%) e alle
riviste scientifiche e specializzate (22,1%). Più in generale, per l’87,9% degli intervistati “una dieta equilibrata è fondamentale per vivere in salute”, mentre il 56,9% ritiene di poter dare un
contributo per salvaguardare l’ambiente attraverso il proprio stile alimentare.
Per quanto il 67,6% degli italiani affermi di essere consapevole dell’importanza di seguire un’alimentazione sana, uno su quattro (il 24,3%) dichiara di prestare poca attenzione all’apporto
calorico che assume quotidianamente (un dato che si riduce al 19,9% quando si parla delle informazioni nutrizionali sulle etichette degli alimenti).
L’impiego di integratori alimentari per bilanciare la dieta risulta piuttosto limitato (38,4% degli intervistati). I più diffusi sono gli integratori vitaminici (63,7%), seguiti da quelli di sali
minerali (51,8%) e di amminoacidi (17,1%). In modo similare, solo il 18,3% si dichiara ben informato sui “superfood”. Tra i più consumati vi sono la frutta secca (65,6% del campione), le verdure
in foglia (53,1%), le crucifere (come broccoli e cavolfiori 42,3%) e i frutti di bosco (35,4%).
Per quanto riguarda i regimi alimentari, l’80,3% degli italiani adotta una dieta onnivora, mentre il 6,2% preferisce quella flexitariana (ovvero un modello di alimentazione di tipo vegetariano
con l’apporto sporadico di proteine animali). Il 5,8% segue una dieta vegetariana o vegana (rispettivamente 4,8% e 1%). Le ragioni principali che si celano dietro la scelta del regime alimentare
comprendono il desiderio di “sentirsi meglio con se stessi” (41,4%), di “adottare un comportamento più sostenibile in modo da proteggere l’ambiente” (39,4%), “motivi di salute” (37,4%) e il
“rispetto verso il mondo animale” (30,3%, con il dato che oscilla dal 61,5% nella fascia 18-25 anni al 12,5% in quella 46-55 anni).
Un aspetto critico è dato dallo spreco di cibo. Sebbene il 73% dica di non farlo quasi mai, capita qualche volta al 25,6% degli intervistati. Tra i fattori più influenti vi sono la cattiva
conservazione degli alimenti (43,1%), la quantità troppo abbondante di cibo che viene cucinato (28,4%), la errata “pianificazione dei pasti rispetto alle date di scadenza (24,2%) e l’acquisto
eccessivo di alimenti non consumati in tempo (22,4%). Ad ogni modo, il 34,8% del campione afferma di essere a conoscenza e di partecipare più o meno regolarmente a iniziative contro lo spreco
alimentare (valore che sale al 42,6% per i giovani tra i 18 e i 25 anni, mentre scende al 7,6% per gli over 66).
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crediti foto: ufficio stampa Pulsee Luce e Gas